
Ero da poco arrivata a Damasco, era ottobre, il sole e il cielo azzurro donavano al centro storico una luce radiosa e tutto sembrava rallegrarsi intorno a me. Amavo perdermi tra le stradine e i vicoli, in compagnia della mia macchina fotografica. Non avevo una cartina, sia perchè sono incapace di orientarmi attraverso le mappe, sia perchè preferivo chiedere informazioni ai passanti per mettere alla prova il mio arabo. In una delle mie passeggiate giunsi alla famosa Moschea degli Omayyadi. Qualcuno mi indico’ l’entrata principale e mi spiegò che per “gli stranieri” ci sarebbe stato un biglietto da pagare in cambio di abiti adatti per entrare in una moschea. Non mi convinceva molto questa idea: perchè devo pagare per entrare in un luogo di preghiera? E poi gli abiti adatti potevo procurarmeli da sola. Ovviamente era solo una questione di principio, perchè il prezzo d’ingresso ammontava a poco meno di un euro. Qualche giorno dopo, vestita come si deve, tentai nuovamente di entrare nella grande moschea. Una guardia all’ingresso mi chiese i documenti e quando vide che ero “straniera” mi spiego’ nuovamente la storia del bliglietto, dicendo che i turisti non entravano gratis.
Protestai, perchè non sopportavo di essere considerata una turista! Io ero lì anche per cercare qualcosa, che ancora non sapevo cosa fosse; non ero lì solo per ammirare la bellezza architettonica o lo splendore dei marmi e dei mosaicio per fotografare il musulmani mentre pregavano (che di norma sarebbe vietato, ma in realtà molti lo fanno!) La guardia mi sorrise teneramente e mi disse che se volevo potevo visitare la tomba di Salah ed-din senza pagare. In quel momento mi accontentai, ma senza arrendermi. Io avevo il diritto di entrare gratis e l’avrei rivendicato fino all’ultimo. Non abitavo lontano da lì quindi spesso mi trovavo nei paraggi e una volta una donna francese mi chiese informazioni sulla Moschea degli Omayyadi. Mi disse di essere una fotografa e di avere un permesso speciale per entrare; le sue foto che sarebbero state utilizzate per produrre cartoline. Mi ringraziò per le indicazioni e mi invitò ad entrare con lei. Accettai e così spacciandomi per un aiutante della fotografa francese entrai senza biglietto nella splendida moschea!
Armonia, luce, pace, dolcezza: queste sono le prime parole che mi vengono in mente per descrivere cosa provai. C’erano tante persone, tra cui bambini che correvano, turisti, fedeli che leggevano il Corano. Anche se non era un luogo silenzioso non si sentivano rumori fastidiosi e nessuno creava confusione. Sentii il mio petto aprirsi, mi tremavano le gambe e non riuscii a resistere piu’ di dieci minuti a così tanta bellezza e all’atmosfera di pace e tranquillità. Uscii correndo, quasi spaventata da quella sensazione che mi pervadeva, impossibile da descrivere a parole.
Fu una grande emozione tornare lì da musulmana, sentire uno dei più importanti monumenti storici della Siria e una delle più belle moschee al mondo come casa mia! E poi era bello entrare tranquillamente senza dover passare per la biglietteria! 😀
