E’ stata e resterà per sempre la più bella ed emozionante Festa del Sacrificio della mia vita, la mia prima Festa da musulmana! Io e A. avevamo trascorso i giorni precedenti a seguire in tv le tappe dei pellegrini di Mecca. La mattina dell’eid al-adha ci svegliammo prestissimo, non ricordo se prima o dopo la preghiera del mattino, comunque era buio, non c’era nessuno per strada e faceva anche molto freddo. Volevamo raggiungere una moschea non lontano da casa nostra, semplice nell’architettura e tranquilla. Io e A. ridemmo e scherzammo per tutto il tragitto per la nostra “follia” : uscire quasi di notte per non perdere neanche un emozione di quel giorno speciale! Arrivate in moschea, attendemmo il momento della preghiera, leggendo il Corano e ricordando il nome di Dio. Il sole poco alla volta iniziò ad illuminare e riscaldare la città , così le fedeli lentamente cominciarono riempire la sala di preghiera con i loro sorrisi e il loro calore. Poi, finalmente, arrivò il momento della preghiera dell’ eid. Ero molto nervosa, perchè temevo di commettere qualche errore e perchè era la prima volta che pregavo insieme ad altri musulmani in un moschea. Quella preghiera resta una delle più importanti della mia vita e le emozioni che provai quel giorno, sono di quanto più prezioso il Bilad as-sham mi abbia donato.
Grazie alla Siria e a tutte le persone che hanno condiviso con me quel giorno, a tutte le persone che mi hanno accompagnato verso l’unica strada possibile per la mia felicità!
Voglio ricordare quel giorno speciale con le foto delle strade vuote di Damasco, che non sono le stesse che percorremmo io e A. per raggiungere la moschea, ma ricordano molto l’atmosfera.
Le strade di Damasco sono le uniche, che anche se vuote, non mi fanno sentire sola e spaesata.
Impresa ardua raccontare le due settimane che mi separavano dalla mia prima Festa del Sacrificio. Mi sono spessa domandata, in questi tre anni, cosa fosse successo e perchè, ma ancora non riesco a trovare risposta. Ogni giorno la mia nuova coinqulina A., si svegliava all’alba per pregare, poi leggeva il Corano, poi quando anche io mi svegliavo facevamo colazione insieme. Parlavamo molto della religione e inspiegabilmente io mi sentivo mancante. Ogni volta che la vedevo pregare o adempiere a qualsiasi atto religioso sentivo uno strano senso di colpa, come se anche a me fosse richiesta quella stessa devozione a Dio. Iniziai senza motivo a comportarmi diversamente, a vestirmi in modo diverso, a pensare in modo diverso. Inoltre a scuola avevo fatto amicizia con delle splendide ragazze musulmane, sempre pronte a rispondere alle mie domande. Un pomeriggio, era giovedì mi recai nella moschea di Sayyda Ruqqaya con una mia compagna di classe, S., canadese di madre indiana, padre Ugandese e marito Ghanese…insomma un bel personaggio!
Tomba di Sayyda Ruqqayya
Ad un certo punto ecco la voce del muezzin che richiamava alla preghiera del pomeriggio. Durante la preghiera restai seduta in fondo alla sala stringendomi il più possibile in un angolo, nella speranza di non essere notata. Provai un certo senso di nervosismo a non poter pregare, e intanto mi domandavo se stessi diventando pazza o cose del genere. Quello era il modo migliore per avvicinarsi a Dio e il modo migliore di pregare, non c’era alcun dubbio! Pregavano con la mente, con il corpo e con il cuore, devoti con tutta la propria umanità al nostro Creatore. S. era stanca e dopo la preghiera mi chiese di andare a casa, ma io volevo restare, non sarei voluta più uscire da quel posto. Si fece buio e dopo la preghiera del tramonto giunse davvero il momento di andare. I miei occhi brillavano dello stesso luccichio dei lampadari della moschea e ancora oggi quella luce continua a splendere.
I giorni successivi furono un susseguirsi di emozioni che non riuscirei a spiegare a parole. Mi sentivo molto confusa, avevo paura, piangevo senza motivo e a volte non riposavo tranquillamente. Mi rivolgevo spesso a Dio, chiedendogli di aiutarmi a trovare la strada e a capire cosa mi stesse succedendo. Chiedi soccorso a due mie care amiche Na., olandese, originaria del Suriname e Nu. , siriana. Chiesi loro: “come faccio a sapere che l’Islam è la vera religione e come faccio a sapere che è la mia strada?” Quello che avrei voluto è un manuale di istruzioni o semplicemente una frase del tipo: “E’ questa la tua strada, e ovvio, come fai ad avere dubbi?” e invece la risposta fu :” noi non lo sappiamo, prega e Dio ti indicherà la via”. Ed era questo il senso di tutto: ritrovare la fede, confidare in Dio, abbandonarmi al mio Creatore e lasciarmi guidare da Lui. E così fu…Una sera Nu. mi insegnò i movimenti della preghiera, poi le chiesi quali procedure avrei dovuto seguire per diventare musulmana e lei mi disse: “ma nulla, se hai fede, se credi in Dio e il suo Profeta sei musulmana.” Anche la mia amica Na. confermò. “Bè allora, dissi io, se è così facile vuol dire che io sono musulmana perchè credo in Dio e il suo Profeta”. Le ragazze mi abbracciarono congratulandosi e augurandosi il meglio per me. Io nella mia mente pensavo: “Calma, calma ragazze non ho detto di aver deciso..aspettate..” . Era venerdì 12 novembre 2010, 5 Dhul-Hijja, mancavano quattro giorni alla festa. Al momento di salutarci, Nu. mi regalò un tappeto, semmai avessi voluto provare a pregare, mi disse di stare tranquilla, che poco alla volta avrei imparato a pregare cinque votle al giorno e anche tutto il resto. Tornata a casa stesi il mio tappeto e provai a pregare, sicuramente confondendo i movimenti che avrei imparato poco alla volta nelle settimane successive. Non chiusi occhio quella notte, aspettando con ansia la mattina dopo quando avrei dato la bella notizia ad A.
Dopo colazione, restai un pò di tempo a fissare la mia cara amica mentre studiava arabo. Cercavo il modo migliore per parlarle di quello che ancora oggi non riesco a spiegare se non con la parola fede. Fu A. a rompere il ghiaccio notando il mio strano comportamento e poi fu un esplosione di gioia! La sera festeggiammo in un ristorante e da allora, per i successivi tre mesi lei divenne, oltre che una delle mie più care amiche e sorelle, anche la mia insegnante di religione.
Dopo un mese nella città vecchia ero stufa di essere trattata da turista, stufa degli europei, stufa della casa in cui abitavo. Avevo preso una casa in affitto presso H., una donna cristiana famosa tra gli studenti di arabo che hanno trascorso un periodo di formazione a Damasco. Era sulla sessantina, nubile, guadagnava da vivere affittando alcune camere della sua grande casa. Mi sembrava di capire che distribuisse il suo benessere a tutta la famiglia, che di tanto in tanto ci faceva visita. La casa di H. era di tipo tradizionale, sviluppata in veriticale: al piano inferiore ad accoglierti un cortile-salotto con tetto richiudibile, e una piccola cucina. Al piano suepriore c’erano le camere da affittare, una cucina e naturalmente il bagno . Io alloggiai per la prima parte del mese al piano superiore, poi per alcune vicissitudini, dovetti dormire per qualche settimana in un sottoscala in cortile, adibito a camera da letto. Ho trascorso quasi tutte le mie serate in quella casa guardando telenovele turche con H., sorseggiando te’ e mangiando biscotti. Nelle pause pubblicitarie la signora mi spiegava le puntate precedenti, rispondeva alle mie domande o spettegolava sulle sue vicine musulmane. Che cosa si fa per imparare un po’ di arabo! Una sera le dissi che avevo visto al mercato delle borse, magliette e altri gadget con la faccia di un certo Muannat, protagonsita di una nota “musalsala” turca e le chiesi se fosse davvero così amato. Lei mi rispose di avere una così grande passione per l’attore da tenere una sua foto nell’armadio. Io pensai di non aver capito..una donna di sessant’anni non farebbe mai questo…Così lei mi condusse nella sua camera da letto, aprì l’armadio e lì appunto ecco un adesivo del noto personaggio ….non so come feci a trattenermi dal ridere. Anche se si era creato un bel legame con H. decisi comunque di cambiare casa. La ricerca fu molto difficile, fino a quando un giorno a scuola, una ragazza che non conoscevo, sentendomi parlare del problema con un amico, mi diede un biglietto con un numero di telefono. Mai avrei pensato che quel biglietto sgualcito avrebbe condotto ad un cambiamento radicale della mia vita. Chiamai e mi rispose la voce di una ragazza francese, A. , anche lei a Damasco per completare i suoi studi. Speravo in cuor mio che si trattasse di una ragazza musulmana, così finalmente avrei potuto vedere con i miei occhi cosa significasse nella quotidianità l’Islam. Fu un ‘ emozione enorme scoprire che le mie aspettative erano state accontentate!
Finalmente arrivo’ il giorno del trasferimento, da Bab touma a Jisr al-Abyad; ero motlo emozionata, iniziava per me una nuova fase, una nuova avventura nella mia amata Damasco. A. ,la mia futura coinquilina, venne a prendermi con un taxi per aiutarmi con i bagagli. Una volta a casa mi apprestai a sistemarmi nella mia nuova camera, di cui l’arredamento consisteva in due letti, e una sedia. Uno dei due letti fu adibito a guardaroba\cassettiera e la sedia divenne un comodino. Finito di ordinare e di pulire, A. mi disse di aver bigogno dei miei documenti per sbrigare le pratiche del contratto di affitto. “Nessun problema, cara, vado subito a prenderli nel mio zaino!” il mio zaino nero, dove tenevo documenti, carta di credito, libri, bagnoschiuma, soldi… lo cercai dappertutto ma niente, non riuscivo a trovarlo. Realizzai, dunque, di averlo lasciato sul sedile posteriore del taxi. Panico. A. mi suggerì di denunciare la scomparsa dei documenti e così ci recammo ad una stazione di polizia. Gli agenti, purtroppo erano piu’ interessati a fare i cretini (scusate, ma non c’è altro termine) con noi che al mio problema…Era il fine settimana, quindi per chiamare l’ambasciata avrei dovuto aspettare due giorni. La domenica mattina (primo giorno feriale in Siria) chiamai in ambasciata per denunciare la scomparsa dei documenti e chiedere soccorso: “Ma dove ha la testa, signora?”- mi rispose l’impiegato, appena sentii il mio nome- “il tassista ha aspettato per un’ora e mezza l’apertura degli uffici, stamattina, per riconsegnarle lo zaino. Venga a prenderlo quando vuole”. Quando andai a riprendere lo zaino ovviamente non mancava nulla. Non potevo credere che quell’uomo avesse sacrificato un’ora e mezza della sua giornata per me, magari aveva anche perso clienti nel frattempo. Purtroppo non ho avuto la possibilità di ringraziarlo, ma spero che in qualche modo sia ricompensato per il suo gesto.
Ingresso principale della Grande Moschea degli Omayyadi
Ero da poco arrivata a Damasco, era ottobre, il sole e il cielo azzurro donavano al centro storico una luce radiosa e tutto sembrava rallegrarsi intorno a me. Amavo perdermi tra le stradine e i vicoli, in compagnia della mia macchina fotografica. Non avevo una cartina, sia perchè sono incapace di orientarmi attraverso le mappe, sia perchè preferivo chiedere informazioni ai passanti per mettere alla prova il mio arabo. In una delle mie passeggiate giunsi alla famosa Moschea degli Omayyadi. Qualcuno mi indico’ l’entrata principale e mi spiegò che per “gli stranieri” ci sarebbe stato un biglietto da pagare in cambio di abiti adatti per entrare in una moschea. Non mi convinceva molto questa idea: perchè devo pagare per entrare in un luogo di preghiera? E poi gli abiti adatti potevo procurarmeli da sola. Ovviamente era solo una questione di principio, perchè il prezzo d’ingresso ammontava a poco meno di un euro. Qualche giorno dopo, vestita come si deve, tentai nuovamente di entrare nella grande moschea. Una guardia all’ingresso mi chiese i documenti e quando vide che ero “straniera” mi spiego’ nuovamente la storia del bliglietto, dicendo che i turisti non entravano gratis.
Protestai, perchè non sopportavo di essere considerata una turista! Io ero lì anche per cercare qualcosa, che ancora non sapevo cosa fosse; non ero lì solo per ammirare la bellezza architettonica o lo splendore dei marmi e dei mosaicio per fotografare il musulmani mentre pregavano (che di norma sarebbe vietato, ma in realtà molti lo fanno!) La guardia mi sorrise teneramente e mi disse che se volevo potevo visitare la tomba di Salah ed-din senza pagare. In quel momento mi accontentai, ma senza arrendermi. Io avevo il diritto di entrare gratis e l’avrei rivendicato fino all’ultimo. Non abitavo lontano da lì quindi spesso mi trovavo nei paraggi e una volta una donna francese mi chiese informazioni sulla Moschea degli Omayyadi. Mi disse di essere una fotografa e di avere un permesso speciale per entrare; le sue foto che sarebbero state utilizzate per produrre cartoline. Mi ringraziò per le indicazioni e mi invitò ad entrare con lei. Accettai e così spacciandomi per un aiutante della fotografa francese entrai senza biglietto nella splendida moschea!
Armonia, luce, pace, dolcezza: queste sono le prime parole che mi vengono in mente per descrivere cosa provai. C’erano tante persone, tra cui bambini che correvano, turisti, fedeli che leggevano il Corano. Anche se non era un luogo silenzioso non si sentivano rumori fastidiosi e nessuno creava confusione. Sentii il mio petto aprirsi, mi tremavano le gambe e non riuscii a resistere piu’ di dieci minuti a così tanta bellezza e all’atmosfera di pace e tranquillità. Uscii correndo, quasi spaventata da quella sensazione che mi pervadeva, impossibile da descrivere a parole.
Fu una grande emozione tornare lì da musulmana, sentire uno dei più importanti monumenti storici della Siria e una delle più belle moschee al mondo come casa mia! E poi era bello entrare tranquillamente senza dover passare per la biglietteria! 😀
Fine settimana dopo una lunga e faticosa settimana di studio. Mi unisco ad un paio di ragazze italiane per una visita al monastero di Mar Musa. Non ne avevo mai sentito parlare, mi avevano detto che era un luogo molto suggestivo , tenuto in vita da una comunità fondata da un certo Paolo Dall’Oglio. Neanche di lui avevo mai sentito parlare prima che una delle mie compagne di viaggio mi raccontasse la sua storia. Ero molto debole quel giorno forse prossima ad ammalarmi, faceva molto caldo e il viaggio mi affatico’ particolarmente. Arrivati alle pendici del monte dove sorge il monastero scoprii a malincuore che la strada sarebbe stata lunga.
Foto di Rosanna Sirignano
Un’infinità di scalini indicavano la via verso Mar Musa, verso il luogo dove gli uomini si riposano, riflettono in silenzio, dialogano, condividono emozioni. Prima di salire entrammo in un negozietto di souvenir dove scoprii come i cristiani chiamano la Bibbia in arabo… tante cose non sapevo prima del mio viaggio in Siria!
Dopo questa breve visita mi accinsi, con le mie compagne, a percorrere quella strada che pur tortuosa offriva uno spettacolo meraviglioso. Avevo da poco cominciato a leggere il Corano con occhi diversi e con il cuore ben disposto ad imparare. Tentai di parlarne alle mie compagne ma il risultato fu molto deludente. Gia’ cominciavo a percepire che la strada verso l’ Islam avrebbe presentato delle difficoltà, un po’ come la via per giungere al Deir Mar Musa.
Passo dopo passo la stanchezza aumentava, ad ogni scalino sentivo un nuovo dolore alle gambe. Il caldo rendeva la passeggiata più ardua e ogni tanto avevo bisogno di fermarmi. In compenso, il panorama era stupendo.
Finalmente, sfinita, giungo alle porte del monastero e mi volto a guardare la lunga strada che lasciavo alle mie spalle: una meraviglia!
Foto di Rosanna Sirignano
Ero senza forze, avevo dolori per tutto il corpo, la testa mi scoppiava. Appena entrata cerco un posto per riposare, ma le mie compagne insistono per visitare la chiesa. Togliamo le scarpe ed entriamo, i miei piedi affaticati gioiscono al contatto con i soffici tappeti e i miei occhi si rallegrano alla vista di cuscini. Visito velocemente la chiesa e poi mi stendo per riposare. Qualcuno mi dice che presto ci sarà il pranzo e che di certo un po’ di cibo mi aiuterà a stare meglio. Chiudo gli occhi e dopo qualche minuto di silenzio, qualcuno inizia a suonare una dolce melodia con la chitarra classica, come per aiutarmi a rilassare. Mi sento teneramente accolta da quel luogo senza tempo.
foto di Rosanna Sirignano
Finalmente arriva l’ora di pranzo: ci sono tante persone, mi stupisco nel vedere tanti musulmani. Un ragazzo francese mi spiega che lì si offre ospitalità gratuita in cambio di collaborazione alla vita della comunità. Lui era lì da qualche tempo e mi racconta della sua straordinaria esperienza nella comunità al-Khalil. Mi riprometto di ritornarci per più giorni nel mio prossimo viaggio in Siria. Un po’ di riflessione e preghiera lontana dalla frenetica vita cittadina mi avrebbe fatto bene!
Sento parlare di padre Paolo, la gente lo attende con molta ansia. Finalmente eccolo che arriva, tutti lo accolgono con molta gioia, i bambini lo circondano. Intanto io e le mie compagne eravamo sedute sul pavimento attendendo il nostro burghul con lenticchie. Ad un certo punto padre Paolo si avvicina e si siede…accanto a noi ! Non mi aspettavo che una personalità importante come lui, in qualche modo un autorità, potesse preferire il pavimento alle sedie! Chissà cosa mi aspettavo! non avevo ancora capito lo spirito di Deir Mar Musa!
Guardo con un po’ di fastidio le persone che quasi venerandolo, si avvicinano a lui per guarigioni o benedizioni varie. Provo delle sensazioni contrastanti nei confronti di padre Paolo, non riesco ancora a capire se mi sta simpatico o no.
I miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce:
– “Di dove sei? come ti chiami?”
–“Rosanna“, gli rispondo.
–“Anna è la tenerezza del Signore. Lo sapevi? ”
Ne avevo sentite circa il significato del nome “Anna” , ma questo mi era nuovo e di certo era quello che più mi piaceva.
Qualcuno porge un piatto di burghul a padre Paolo e lui ringrazia:
–“yesalem idek”– poi si rivolge a noi italiane dicendo: “che Dio salvaguardi le tue mani , che bello il siriano!” Sentite come è bella questa espressione: qualcuno mi dona qualcosa e io mi auguro che le sue mani siano benedette.”
Subhana Allah! Avevo imparato a dire ysalem idek dalle telenovele a cui ogni sera mi sottoponevo per imparare il siriano, ma non avevo mai riflettuto sul suo profondo significato. La piccola linguista che in me si riempi’ di gratitudine e gioia e così, Paolo Dall’Oglio, hai avuto la mia stima e sei entrato nel mio cuore e ovunque tu sia ysalem idak !