Quale umanità per la Siria. Il caso siriano come testimonianza di r-esistenza

Di Francesca Girani

La mia Siria come ponte tra i lavori delle biografie dei siriani Moustafa Khalifa, scrittore e Aeham Ahmed, musicista e scrittore.

Introduzione della prova finale in letteratura araba della studentessa Francesca Girani. Relatore prof.ssa Sana Darghmouni, Università di Bologna, Dipartimento di Lingue Letterature e Culture moderne.

Il  presente  progetto  elaborato  in  questi  mesi  non  vuole  essere  un’analisi  politica, geopolitica  o  sociologica  della  questione  siriana,  bensì  un  tentativo  di  dar  voce  a  un popolo  che,  nella  sua  ricca  disomogeneità  e  tragica  storia,  ha  cercato  da  sempre  di resistere, esistere, come ci mostra la scrittrice Rosanna Maryam Sirignano nel suo libro La mia Siria. Ella, italiana di origine, é entrata in contatto con la Siria grazie ai suoi studi  e  mai  ha  potuto  abbandonarla.  Il  suo  rapporto  intimo  con  questa  terra  e  il  suo popolo lo si comprende attraverso le preziose testimonianze che ha raccolto. Per questo motivo  l’ho  scelta  come  collante  e  intermediaria  fra  due  mondi  che,  al  contrario  di quanto si pensa, sono accomunati da molteplici elementi, primi fra tutti, il cuore di ogni uomo  che  si somiglia perché grida e cerca la libertà. Le sue testimonianze mettono in luce  e  collegano  quel  mondo  che,  da  troppi  anni,  si  trova  a  vivere  una  profonda diaspora:  una  Siria  distrutta  dalla  guerra,  difficilmente  riconoscibile  ora  sotto  le macerie, ferita al profondo, i cui i resti testimoniano un barlume di speranza e di vita. Le storie  del  siriano  Moustafa  Khalifa,  e  Aeham  Ahmad,  appartenente  alla  minoranza Palestinese in Siria e cresciuto nel piccolo paesino di Yarmouk vicino a Damasco, sono di  fatto  l‟esempio  lampante  di   come  la  vita  possa  andare  avanti  e  possa  trovare  una ragione  anche  quando  tutto  quello  che  c‟era  un  tempo,  dagli  affetti,  a  un  luogo  da chiamare casa, un luogo dove lavorare o studiare, ora è venuto meno, è stato colpito ed è  radicalmente  cambiato.  Le  loro  crude  biografie,  che  non  risparmiano  al  lettore dettagli, sentimenti o filtri, fanno luce sui fatti accaduti durante gli anni di prigionia sia fisica, nel caso di Moustafa, che spirituale, nel caso di Aeham, rappresentando in modo particolare ciascun siriano, e universale ogni uomo. La loro storia, divenuta pilastro per la  letteratura  del  dissenso,  di  prigionia  e  di  esilio  fisico  e  mentale,  ricorda  che  ogni uomo ha un talento, una peculiarità, che possiede solo lui, che scopre nel Tempo, nella pazienza  maturata  dentro  la  sofferenza,  nella  tragicità  delle  circostanze,  nelle  fatiche della propria esistenza,  ma che, se scoperto ed educato, lo accompagna per tutta  la sua vita.  Queste  tematiche  sono  l‟oggetto  della  mia  indagine  e  sono  accompagnate  da molteplici  quesiti  che  si  trasformano  nel  fil  rouge  che  pondera  il  seguente  progetto: dove sta la speranza in un mondo in cui sembra vincere solo il Male; come può l’ uomo resistere quando spesso viene annullato; quale vita c‟è in Siria. Questi interrogativi non sono né scontati né banali, soprattutto quando ci si accorge che le domande che la Siria e il suo popolo pone, si trasformano e vengono condivise anche oltremare; ed è qui che sta  la  sua  potenza.  Si  è  cercato  il  più  possibile  di  rimanere  fedele  alle  parole autobiografiche degli scrittori che  si sono  prese  in analisi, trovando con molto stupore sentimenti  ed  esperienze,  certamente  calate  in  circostanze  diverse,  che  riprendono  la vita quotidiana  di ognuno: come un uomo riesce a vivere e dove trova la forza per farlo quando  è  “rinchiuso”  fra  ostacoli  o  mura  che  non  ha  scelto?  Questa  commovente attualità  che  la  letteratura  siriana  presenta,  è  conferma  di  quanto  si  è  scoperto  nei seguenti capitoli.

Nessuno si senta escluso da questa ricerca.

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