“Non amo chi tramonta” – il balsamo per l’anima di Francesca Bocca-Aldaqre

Copertina del libro

“Non amo ci tramonta” di Francesca Bocca-Aldaqre, Capire Edizioni, Carta Canta 2020

Ogni parola di questa preziosa raccolta di poesie è cesellata con la massima cura, è forgiata con profonda pazienza ed emersa nell’accogliere l’attesa. Alcune parole sono scolpite nel marmo bianco, altre intagliate sul legno. Altre ancora sprofondano sulla sabbia bagnata, che il mare si riprende come se appartenessero a lui. Ci sono poi parole affidate alla carta ingiallita dal tempo che scorre tra le esperienze faticose dell’esistenza. Ogni poesia è una gemma incastonata su supporti d’oro e d’argento: alcune tolgono il fiato, altre trasportano il respiro tra profumi e colori lontani, altre ancora riescono a radicarti alla terra e ricordarti chi sei. Francesca Bocca- Aldaqre ci racconta il suo cammino spirituale incarnato nella traiettoria biografica, negli intrecci delle vicende della sua vita che sono ovunque anche se mai menzionati. Attraverso le sue poesie si toccano le corde di un cuore che tende al Divino, si conosce una mente lucida e attenta a cui nulla sfugge: sono occhi che guardano al di là del fenomeno visibile. Così i versi diventano balsamo per le anime sole ed afflitte che vagano nel soliloquio e nel freddo dell’isolamento quando si sentono incomprese. Ci sono altre parole nascoste in ogni pagina, quelle non scritte, ma regalate al vento attraverso soffi di libertà e suoni di una voce flebile, stanca ma sicura nella gioia. Qui si scorge appena un mistero che incoraggia il lettore a rileggere più di una volta questo piccolo libro dai tanti tesori celati. Attraverso queste poesie Francesca Bocca-Aldaqre testimonia il suo vissuto da musulmana: i riferimenti all’Islam sono molteplici e ci aprono al dialogo con una prospettiva altra.

Calligrafia di Eyas Al-shayeb, omaggio al libro “Non amo chi tramonta”

L’Islam è nei versi dell’autrice un movimento del cuore, che si protrae avanti, che guarda su e giù, e che, soprattutto, sprofonda dentro. Le vibrazioni delle parole dell’autrice cercano di abbracciare il Corano e così l’Islam non è più appartenenza ad una comunità di persone, non è più solo un tratto identitario, ma è esperienza: tensione verso l’Assoluto, verso l’Infinito, verso il mistero di Dio. Diventa così  una ricerca universale dentro e fuori di sé di spazi per sviluppare una sempre più sottile consapevolezza della presenza divina. Il vissuto islamico assume quindi un valore universale e diventa ponte di dialogo verso e per gli esseri umani bisognosi di fermarsi nella contemplazione della realtà. Quello che si legge tra le righe è lo sforzo dei pensatori del passato da Platone ad Agostino d’Ippona, da Schopenhauer a Nietsche e Heidegger che si congiungono sull’altra sponda del mediterraneo con al-Farabi, al-Ghazali, Averroè, Muhammad Iqbal e tutti coloro che hanno consacrato la loro vita al pensiero, alla conoscenza e alla ricerca, perché in fondo cercavano un’unica strada per giungere alla Verità.

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