Prima parte qui: https://lamiasiria.wordpress.com/2014/01/25/il-telaio-di-penelope/
25 gennaio 2014. Mi sono spessa domandata, in questi anni, cosa fosse successo e perché, ma ancora non riesco a trovare risposta. Abitavo con una ragazza musulmana di origini marocchine, Aisha*, che puntualmente si svegliava all’alba per pregare e per leggere il Corano. Parlavamo molto dell’ Unico Dio in cui lei credeva e inspiegabilmente io sentivo che lei aveva qualcosa che io avevo perso e che dovevo riconquistare. Ogni volta che la vedevo pregare o adempiere un qualsiasi atto religioso sentivo uno strano senso di colpa, come se anche a me fosse richiesta quella stessa devozione a Dio. Iniziai senza motivo a comportarmi diversamente, a vestirmi in modo diverso, a pensare in modo diverso. Inoltre avevo stretto amicizia con delle splendide ragazze che condividevano la stessa fede di Aisha, sempre pronte a rispondere alle mie domande.
Un pomeriggio, era giovedì, accompagnai una delle mie amiche, Khadija, ad una delle tante bellissime moschee di Damasco. Ad un certo punto, ecco la voce del muezzin che richiamava alla preghiera del pomeriggio. Durante la preghiera restai seduta in fondo alla sala stringendomi il più possibile in un angolo, nella speranza di non essere notata. Provai un certo senso di nervosismo a non poter pregare, e intanto mi domandavo se stessi diventando pazza o cose del genere.
Quello era il modo migliore per avvicinarsi a Dio e il modo migliore di pregare, non c’era alcun dubbio, era quello che stavo cercando, era il motivo del mio viaggio! I fedeli pregavano con la mente, con il corpo e con il cuore, devoti con tutta la propria umanità al nostro Creatore.Khadija era molto stanca quel giorno e dopo la preghiera mi chiese di andare a casa, ma io volevo restare, non sarei voluta più uscire da quel posto. Si fece buio e dopo la preghiera del tramonto giunse davvero il momento di andare. I miei occhi brillavano dello stesso luccichio dei lampadari della moschea e ancora oggi quella luce continua a splendere.
I giorni successivi furono un susseguirsi di emozioni che non riuscirei a spiegare a parole. Mi sentivo molto confusa, avevo paura, piangevo senza motivo e a volte non riposavo tranquillamente. Mi rivolgevo spesso a Dio, chiedendogli di aiutarmi a trovare la strada e a capire cosa mi stesse succedendo. Chiesi soccorso ad altre due donne: Nadia e Nura. Chiesi loro: “come faccio a sapere che l’Islam è la vera religione e come faccio a sapere che è la mia strada?” Quello che avrei voluto era un manuale di istruzioni o semplicemente una frase del tipo: “E’ questa la tua strada, e ovvio, come fai ad avere dubbi?” e invece la risposta fu : “Noi non lo sappiamo, prega e Dio ti indicherà la via”. Ed era questo il senso di tutto: ritrovare la fede, confidare nell’Unico Dio, abbandonarmi al mio Creatore e lasciarmi guidare da Lui. E così fu. Una sera Nura mi insegnò i movimenti della preghiera islamica. Quando le chiesi quali procedure avrei dovuto seguire per diventare musulmana mi disse: “ma nulla, se hai fede, se credi in Dio e il suo Profeta sei musulmana.” Anche la mia amica Nadia confermò. “Bè allora, dissi io, se è così, facile! Sono musulmana perché credo in Dio e il suo Profeta”. Le ragazze mi abbracciarono congratulandosi e augurandosi il meglio per me. Io nella mia mente pensavo: “Calma, calma ragazze non ho detto di aver deciso… aspettate..”. Era venerdì 12 novembre 2010, 5 Dhul-Hijja 1431, mancavano quattro giorni alla festa del Sacrificio. Al momento di salutarci, Nura mi regalò un tappeto, semmai avessi voluto provare a pregare. Mi rassicurò dicendo che poco alla volta le cinque preghiere e anche tutto il resto sarebbe diventato parte della mia quotidianità . Tornata a casa stesi il mio tappeto e provai a pregare, sicuramente confondendo i movimenti che avrei imparato poco alla volta nelle settimane successive. Non chiusi occhio quella notte, aspettando con ansia la mattina dopo quando avrei dato la bella notizia ad Aisha.
Ulisse apparteneva ormai al mio passato, che non ho dimenticato, ma da cui ho tratto preziosi insegnamenti. Non ho mai rimpianto il momento in cui decisi di distruggere il telaio, ora so che era per volere di Allah che mi trovassi nel posto giusto al momento giusto per ritornare all’Islam.
*tutti in nomi sono stati cambiati.