Prima parte qui: https://lamiasiria.wordpress.com/2017/02/21/e-cosi-mi-liberai-dal-velo-prima-parte/
E così mi guardai allo specchio e finalmente quello che vidi fu esattamente il mio riflesso: stesi delicatamente una crema colorata sul viso, accarezzandomi come avrei desiderato facessero gli uomini della mia terra, che troppo spesso dimenticavano che ero pur sempre una Rosa. Contornai i miei grandi occhi che spesso avevano trattenuto un fiume di lacrime dense di fronte all’ingiustizia, con una riga blu notte. Impreziosii le mie ciglia di un liquido nero, fino a farle diventare così lunghe da toccare il cielo, quello che avevo guardato tante volte nella speranza di andare via lontano. Salutai mio nonno, e in cuor mio sapevo che sarebbe stata l’ultima volta; con un misto di gioia, dolore, rabbia ed eccitazione, mi apprestavo a mostrarmi con tutto il mio splendore quel giorno. Per una volta avrei indossato gli abiti che la mia famiglia mi aveva cucito addosso, avrei recitato la parte che il mio pubblico si aspettava, tutto ad una condizione: che il mio velo restasse saldo sulla mia testa. Il mio velo che quel giorno diceva: “ti amo tanto terra mia, famiglia mia, ma non sono esattamente come te e non lo sarò mai”. Così mi apprestavo dopo tanto tempo ad accogliere tra le mie braccia tutti gli uomini presenti in sala, a cimentarmi in un elegante danza con alcuni di loro. Da quel giorno non mi sarei più guardata allo specchio con gli occhi degli altri. Avevo riscoperto la mia Bellezza ed ero pronta a lasciarla libera. Da quel momento il velo, che ostinatamente ogni giorno avvolgevo attorno al mio viso, avrebbe significato una sola ed unica cosa: Bellezza. E parte della mia Bellezza la devo all’Islam, che mi ha aperto la strada per sanare le mie ferite, per riscoprire la mia spiritualità perduta, per riconnettermi all’universo. Quella Bellezza che ho scoperto in Siria, attraverso luoghi, persone, odori; guidata dal vento che attraversava i miei capelli nero corvino, che ho deciso di custodire in veli dai mille colori.