E così mi ritrovai avvolta da un velo… (prima parte)

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Damasco. Novembre 2010. Erano passati pochi giorni da quando avevo pronunciato la shahada, da quando avevo scoperto il mio nuovo nome, Maryam. Ero abbastanza confusa, frastornata, avvertivo sempre un leggero tremolio alle gambe, come se stessi muovendo i primi passi su una strada sconosciuta e per certi versi spaventosa. I miei capelli corti e spettinati godevano ancora della luce del sole e del soffiare del vento; le mie braccia invece provano uno strano fastidio a mostrarsi in pubblico. Così, nonostante il caldo cominciai ad indossare sempre le maniche lunghe quando uscivo di casa. Mi sentivo protetta, sentivo che stavo imparando a prendermi cura di me stessa e in qualche modo, la fede da poco scoperta assumeva una dimensione intima, segreta e si diradava nel mio cuore. Un giorno la febbre alta e una terribile infiammazione, mi costrinse a coprire parte della testa e del volto per evitare il freddo, che avrebbe potuto peggiorare la mia situazione. Una mia compagna di scuola, con cui avevo parlato poco fino ad allora, vestita con una lunga tunica grigia e un copricapo multicolore mi chiese se fossi diventata musulmana. “Sì, risposi, ma questa sciarpa la porto per via di un’infiammazione”. La donna mi raccontò la sua storia: proveniva da una piccola città al sud della Spagna e si era convertita all’islam qualche anno prima. Mi incoraggiò ad indossare il prima possibile il velo, e mi assicurò che una volta in Italia avrei affrontato diversi problemi, ma che Allah mi avrebbe aiutato. Mi sentivo così grata a Dio, per avermi indicato la strada da seguire e inoltre il velo mi piaceva davvero tanto! Ricordai quella volta che un maschiaccio mi aveva tirato i capelli e io per reazione li avevo tagliati a zero. Con il velo in testa avrei potuto portare i capelli lunghi un kilometro senza rischio! E poi era il modo più comodo per comunicare agli uomini le mie convinzioni rispetto al sesso e al matrimonio. Ma soprattutto avrei potuto mostrare la mia gratitudine a Dio per avermi indicato la strada da seguire, per avermi salvato dalla disperazione, per avermi mostrato tenerezza, come mi aveva insegnato Padre Paolo Dall’Oglio (vedi qui:https://lamiasiria.wordpress.com/2013/09/06/la-tenerezza-del-signore/ ). E così mi ritrovai con un fazzoletto in testa, ora ero diventata una delle donne che all’inizio del mio percorso di studi speravo di salvare!

Il ritorno in Italia non fu semplice …

Foto tratta dal sito manilagrace.com

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